Il primo cibo cucinato nello spazio

Il primo cibo cucinato nello spazio sarà un biscotto al cioccolato!
Ci credereste mai che il primo cibo cucinato nello spazio sarà proprio un biscotto al cioccolato? Ormai da diverso tempo la NASA sta impiegando tutte le sue energie per cercare di rendere più saporito e soprattutto più nutriente il cibo per i suoi astronauti, che solitamente si presenta sotto forma di pasti precotti omogeneizzati a base di carne e patate, incapsulati dentro contenitori di metallo. Molto spesso si tratta di versioni futuristiche e quasi fantascientifiche dei piatti cucinati quotidianamente in America, come per esempio Mac and cheese: nella versione per gli astronauti, la pasta è reidratata direttamente prima del consumo e mangiata immediatamente, come quando riscaldiamo al microonde gli avanzi della pasta al forno cucinata dalla nonna: peccato che il sapore non sia anche solo minimamente paragonabile a quello che noi associamo alla pasta. Ancora meno invitante è il tonno termostabilizzato, sottoposto a trattamenti termici per sconfiggere tutti i microrganismi pericolosi, poi inscatolato e pronto per attraversare l’Universo.
Una delle prossime innovazioni potrebbe essere proprio quella di riuscire a cucinare il cibo nello spazio, promettendo così agli astronauti pasti migliori durante il loro straordinario e coraggioso viaggio nell’ignoto stellare. Il primissimo passo verso questa evoluzione sarà la cottura di un biscotto al cioccolato. Double Tree by Hilton sta lavorando con Zero G Kitchen, un’azienda specializzata in elettrodomestici per l’uso della microgravità durante voli spaziali di lunga durata, pronti a passare alla storia con il primo cibo mai cucinato nello spazio. Un lotto di impasto per biscotti dell’azienda, infatti, accompagnerà entro la fine del 2019 un prototipo di forno a bordo di un razzo destinato alla Stazione Spaziale Internazionale, dove si svolgerà l’esperimento di microgravità. Ovviamente non sarà possibile nutrire gli astronauti solo con deliziosi biscottini al cacao, ma la riuscita di questo test potrebbe significare una grandissima rivoluzione per chi trascorrerà molto tempo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
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