Bambino ricoverato a Nuoro per malnutrizione

Un bambino vegano è stato ricoverato a Nuoro con gravissimi danni alla salute
Bambino vegano ricoverato a Nuoro – La dieta vegana ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi dieci anni: infatti il veganesmo di è diffuso a macchia d’olio, registrando un aumento netto di vegani del 350% in tutto il mondo. Una motivazione che proviene prima di tutto da una preoccupazione rivolta ai derivati di origine animale e al benessere degli stessi, in secondo luogo può derivare da ragioni ambientali o religiose (anche se in verità, la dieta vegana non è affatto sostenibile dal punto di vista ambientale). Per certi versi, dunque, la dieta vegana si è diffusa principalmente fra coloro che nutrivano il desidero di una vita più sana: dalle ricerche infatti emerge che questa alimentazione sia in grado di portare numerosi benefici per la salute, se seguita in modo corretto ed equilibrata da tutti i nutrienti necessari. Per coloro che hanno da sempre perseguito una dieta ricca di carne o latticini, passare ad un regime totalmente vegano può portare a cambiamenti significativi, visibili già nelle prime settimane.
Tutto questo è vero, ma solamente per gli adulti. Al contrario, un regime alimentare basato sul veganesimo è fortemente sconsigliato in età pediatrica, in quanto privo di vitamina B12, carente di ferro, vitamina D e calcio. La carenza di questi nutrienti può determinare alterazioni dello sviluppo neurologico del bambino, oltre che gravissime anemie. Questi dati importantissimi sono stati riportati dagli esperti dell’ADI – Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica – che stanno lavorando con impegno sul caso del bambino vegano di due anni ricoverato a Nuoro per denutrizione. Il piccolo paziente è figlio di genitori vegani, che hanno creduto di poter crescere il proprio figlio facendogli seguire sin da subito il regime alimentare vegano, provocando invece gravi carenze alimentari. Nella fase di crescita hanno esigenze particolari e devono essere tenuti sotto controllo da personale esperto e competente.
“Se i genitori intendono seguire questo tipo di dieta, occorre informarli del fatto che la dieta vegana deve assolutamente essere integrata con tutti questi nutrienti, già dalla gravidanza, ed è necessario essere monitorati dal punto di vista medico sugli aspetti più critici” , indica l’ADI. “Il numero delle persone che abbracciano stili alimentari alternativi, e quindi che escludono alcune categorie di alimenti, come quello vegano, sono in aumento”, riferisce Giuseppe Malfi, presidente ADI. “Vi sono, come in questa circostanza, casi di intere famiglie che decidono di seguire modelli alimentari particolari che possono, soprattutto se non adeguatamente informate sui rischi e sulle necessità di integrazione, non soddisfare i fabbisogni nutrizionali dei singoli. Per questo è importante, da parte del personale medico e sanitario che tiene in cura tali soggetti, vigilare e attivare un monitoraggio costante del loro stato di salute”, aggiunge Malfi. “È importante che le donne vegane in gravidanza vengano messe a conoscenza dei rischi che corrono per la propria salute e per quella del feto – conclude – rischi che permangono anche nelle fasi successive di allattamento e svezzamento del bambino. Il pediatra di famiglia svolge un ruolo fondamentale nell’individuare gli individui a rischio, monitorarli secondo le linee guida già emanate dalle società scientifiche internazionali e rivolgersi, laddove ritenuto necessario, agli specialisti”.
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